Ritratto di Cesare.Cozzo@uniroma1.it

INIZIO DELLE LEZIONI DEL SECONDO SEMESTRE

 

1) LAUREA

 

Le lezioni del secondo modulo del corso di logica “Introduzione alla logica formale” per la laurea triennale 

 

iniziano

martedì 27 febbraio 2024 alle ore 16 in aula XII a Villa Mirafiori

 

e continuano con il seguente orario:

 

Martedì ore 16-18 aula XII

Mercoledì ore 18-20 aula XII.

 

 


PROGRAMMI

 

1) LAUREA Introduzione alla logica formale

Alla radice della logica è l’esigenza di comprendere la differenza fra i buoni argomenti, le cui premesse giustificano la pretesa che la conclusione sia vera, e i cattivi argomenti, che non giustificano la conclusione. Aristotele credeva che in alcuni buoni argomenti «da certe cose che sono poste, altre seguono di necessità». Oggi tali argomenti sono chiamati “deduttivamente validi”. Aristotele scoprì che in alcuni argomenti deduttivamente validi sono riconoscibili forme generali, che possono essere oggetto di studio. Questo fu l’inizio della logica formale. Nella logica formale contemporanea le più elementari forme di argomenti deduttivamente validi dipendono solo da speciali parole o locuzioni come “non”, “e”, “o”, “se…,allora”, che ci consentono di costruire enunciati composti se applicate a enunciati di complessità minore.  Queste parole o locuzioni sono chiamate “connettivi enunciativi” e gli argomenti validi che ne dipendono sono studiati dalla logica enunciativa. La logica contemporanea ebbe inizio nella seconda metà del diciannovesimo secolo con una rivoluzione nel modo di intendere le forme logiche. Nelle opere di Gottlob Frege, Charles Peirce e Giuseppe Peano comparvero due nuove idee. In primo luogo, gli enunciati possono essere costruiti con predicati come "x ama y", applicati a più di un termine, e non solo con predicati come “x è mortale” applicati a un singolo soggetto. In secondo luogo, si possono formare enunciati come “ognuno ama qualcuno” servendosi di operazioni logiche dette “quantificatori”. Alcuni argomenti sono deduttivamente validi in virtù di forme dipendenti sia dai connettivi che dai quantificatori: la logica che li studia è la logica dei predicati. Il primo modulo del corso “Introduzione alla logica formale”, nel primo semestre, è sulla logica enunciativa. La logica enunciativa “classica” sarà considerata dal punto di vista della semantica a due valori e dei sistemi formali di deduzione naturale. Il secondo modulo del corso, nel secondo semestre, è sulla logica dei predicati. La logica classica dei predicati del primo ordine con identità sarà considerata dal punto di vista della semantica modellistica classica e dei sistemi formali di deduzione naturale. Saranno anche illustrate questioni filosofiche connesse alla logica enunciativa e alla logica dei predicati.

 

Testi adottati. 

Dispense del corso: “Introduzione alla logica formale”

 

 

2) LAUREA MAGISTRALE: Contemporary conceptions of truth

What is truth? What sort of things are true (or false)?  Is truth a special property of the things that are true? And if truth is a property, what kind of property? Philosophers have always asked these questions. The course deals with four different philosophical strategies. Some philosophers, substantivists about truth, think that truth is a substantive property, i.e. a property that is “important”, “interesting”, “significant”, “deep”. Substantivists think that a philosophical account of the underlying nature of truth can solve important philosophical problems. Some substantivists believe that truth can be defined or analyzed in terms of other independent notions, like correspondence, or coherence. A different kind of substantivism is primitivism: the view that truth is indefinable. Other philosophers, deflationists about truth, deny that truth is a substantive property and deny that truth has an underlying nature. Deflationists focus on a trivial logical property of the word “true”: in everyday linguistic usage the result of applying phrases like “...is true” or “it is true that ...” to a sentence is equivalent to p. Deflationists think that no further or deeper account of what truth is should be expected. A fourth group of philosophers, pluralists about truth, think that there is more than one property in virtue of which sentences in different areas of discourse are true: mathematical truths, moral truths and physical truths do not have the same truth-property, but are true because they respectively have three different truth-properties. We address the issues discussed by deflationists, pluralists,non-primitivist substantivists and primitivists through a reading of papers written by five contemporary representatives of the four views: Paul Horwich, Robert Brandom, Michael Lynch, Gila Sher and Jamin Asay. 

 

Testi adottati.

 

1) Paul Horwich, «What is Truth?», in Truth-meaning-reality, Oxford University Press, Oxford, 2010.

 

2) Robert Brandom, «Expressive vs. Explanatory Deflationism About Truth», in R.Schantz (ed.), What is Truth, DeGruyter, 2002, pp. 103-119.

 

3) Jamin Asay, «Primitivism about truth», in The Nature of Truth, ed. by Michael Lynch, Jeremy Wyatt, Junyeol Kim and Nathan Kellen, The Mit Press, Cambridge, sec. ed. 2021


4) Michael P. Lynch, «Three Questions for Truth Pluralism», in Truth and Pluralism: current debates, ed. by Nikolaj J.L.L. Pedersen and Cory D. Wright, Oxford University Press, Oxford, 2013


5) Gila Sher, «In search of a substantive theory of truth», The Journal of Philosophy, CI, 1, Jan. 2004.

 

Insegnamento Codice Anno Corso - Frequentare Bacheca
LOGIC I 1052027 2023/2024

 

Concezioni contemporanee della verità

 

Che cos’è la verità? Quali entità sono suscettibili di essere vere (o false)? La verità è una speciale proprietà delle entità che sono vere? E se la verità è una proprietà, che genere di proprietà? I filosofi (e in particolare i logici) si sono sempre posti tali domande. Il corso si occupa di tre diverse strategie filosofiche. Alcuni filosofi, detti sostantivisti (substantivists), pensano che la verità sia una proprietà sostanziosa (substantive), vale a dire una proprietà “importante”, “interessante”, “significativa”, “profonda”. I sostantivisti pensano che una comprensione dell’essenza della verità possa risolvere importanti problemi filosofici. Altri filosofi, deflazionisti, (deflationists), negano che la verità sia una proprietà sostanziosa e negano che abbia un’essenza. I deflazionisti si concentrano su una banale proprietà logica della parola “vero”: nel linguaggio ordinario l’enunciato risultante dall’applicazione di frasi come “… è vero” o “è vero che …” a un enunciato p è equivalente a p. I deflazionisti pensano che non vi sia ragione di aspettarsi alcuna ulteriore più profonda analisi di che cosa sia la verità. Un terzo gruppo di filosofi, pluralisti, pensano che vi siano diverse proprietà in virtù delle quali enunciati di diverse aree di discorso siano veri: le verità matematiche, le verità morali e le verità fisiche non hanno una stessa proprietà di verità in comune, ma sono vere perché hanno tre diverse proprietà di verità. Considereremo le questioni discusse da deflazionisti, pluralisti e sostantivisti attraverso la lettura di articoli scritti da quattro rappresentanti delle tre concezioni: Paul Horwich e Robert Brandom (deflazionismo), Michael Lynch (pluralismo) e Gila Sher (sostantivismo).  

LOGICA I 1023194 2023/2024

Introduzione alla logica formale

 

Alla radice della logica è l’esigenza di comprendere la differenza fra i buoni argomenti, le cui premesse giustificano la pretesa che la conclusione sia vera, e i cattivi argomenti, che non giustificano la conclusione. Aristotele credeva che in alcuni buoni argomenti «da certe cose che sono poste, altre seguono di necessità». Oggi tali argomenti sono chiamati “deduttivamente validi”. Aristotele scoprì che in alcuni argomenti deduttivamente validi sono riconoscibili forme generali, che possono essere oggetto di studio. Questo fu l’inizio della logica formale. Nella logica formale contemporanea le più elementari forme di argomenti deduttivamente validi dipendono solo da speciali parole o locuzioni come “non”, “e”, “o”, “se…,allora”, che ci consentono di costruire enunciati composti se applicate a enunciati di complessità minore.  Queste parole o locuzioni sono chiamate “connettivi enunciativi” e gli argomenti validi che ne dipendono sono studiati dalla logica enunciativa. La logica contemporanea ebbe inizio nella seconda metà del diciannovesimo secolo con una rivoluzione nel modo di intendere le forme logiche. Nelle opere di Gottlob Frege, Charles Peirce e Giuseppe Peano comparvero due nuove idee. In primo luogo, gli enunciati possono essere costruiti con predicati come "x ama y", applicati a più di un termine, e non solo con predicati come “x è mortale” applicati a un singolo soggetto. In secondo luogo, si possono formare enunciati come “ognuno ama qualcuno” servendosi di operazioni logiche dette “quantificatori”. Alcuni argomenti sono deduttivamente validi in virtù di forme dipendenti sia dai connettivi che dai quantificatori: la logica che li studia è la logica dei predicati. Il primo modulo del corso “Introduzione alla logica formale” è sulla logica enunciativa. La logica enunciativa “classica” sarà considerata dal punto di vista della semantica a due valori e dei sistemi formali di deduzione naturale. Il secondo modulo del corso è sulla logica dei predicati. La logica classica dei predicati del primo ordine con identità sarà considerata dal punto di vista della semantica modellistica classica e dei sistemi formali di deduzione naturale. Saranno anche illustrate questioni filosofiche connesse alla logica enunciativa e alla logica dei predicati.

 

Testi adottati

 

Dispense del corso: “Introduzione alla logica formale”

LOGICA I 1023194 2023/2024

Introduzione alla logica formale

 

Alla radice della logica è l’esigenza di comprendere la differenza fra i buoni argomenti, le cui premesse giustificano la pretesa che la conclusione sia vera, e i cattivi argomenti, che non giustificano la conclusione. Aristotele credeva che in alcuni buoni argomenti «da certe cose che sono poste, altre seguono di necessità». Oggi tali argomenti sono chiamati “deduttivamente validi”. Aristotele scoprì che in alcuni argomenti deduttivamente validi sono riconoscibili forme generali, che possono essere oggetto di studio. Questo fu l’inizio della logica formale. Nella logica formale contemporanea le più elementari forme di argomenti deduttivamente validi dipendono solo da speciali parole o locuzioni come “non”, “e”, “o”, “se…,allora”, che ci consentono di costruire enunciati composti se applicate a enunciati di complessità minore.  Queste parole o locuzioni sono chiamate “connettivi enunciativi” e gli argomenti validi che ne dipendono sono studiati dalla logica enunciativa. La logica contemporanea ebbe inizio nella seconda metà del diciannovesimo secolo con una rivoluzione nel modo di intendere le forme logiche. Nelle opere di Gottlob Frege, Charles Peirce e Giuseppe Peano comparvero due nuove idee. In primo luogo, gli enunciati possono essere costruiti con predicati come "x ama y", applicati a più di un termine, e non solo con predicati come “x è mortale” applicati a un singolo soggetto. In secondo luogo, si possono formare enunciati come “ognuno ama qualcuno” servendosi di operazioni logiche dette “quantificatori”. Alcuni argomenti sono deduttivamente validi in virtù di forme dipendenti sia dai connettivi che dai quantificatori: la logica che li studia è la logica dei predicati. Il primo modulo del corso “Introduzione alla logica formale” è sulla logica enunciativa. La logica enunciativa “classica” sarà considerata dal punto di vista della semantica a due valori e dei sistemi formali di deduzione naturale. Il secondo modulo del corso è sulla logica dei predicati. La logica classica dei predicati del primo ordine con identità sarà considerata dal punto di vista della semantica modellistica classica e dei sistemi formali di deduzione naturale. Saranno anche illustrate questioni filosofiche connesse alla logica enunciativa e alla logica dei predicati.

 

Testi adottati

 

Dispense del corso: “Introduzione alla logica formale”

LOGICA I 1023194 2022/2023

PARADOSSI E CONTRADDIZIONE 


Le contraddizioni sono considerate inaccettabili. Eppure fin dall’antichità alcuni ragionamenti apparentemente impeccabili e inattaccabili ci hanno sorpresi o messi a disagio costringendoci ad accettare contraddizioni. Tali ragionamenti, con le loro conclusioni contraddittorie, sono detti “paradossi”. Il paradosso del mentitore e il paradosso del sorite (attribuiti a Eubulide di Mileto) risalgono al quarto secolo avanti Cristo. Più recente il paradosso di Russell. Nel modulo del primo semestre si esamineranno le caratteristiche logiche, le possibili soluzioni e le implicazioni filosofiche di questi e di altri paradossi. Un’interpretazione peculiare dei paradossi è quella di chi non condivide l’atteggiamento prevalente nei confronti della contraddizione. La maggioranza dei filosofi ritiene indispensabile mettere tesi, teorie, linguaggi al sicuro dal pericolo della contraddizione. Ludwig Wittgenstein nelle sue Lezioni sui fondamenti della matematica del 1939 afferma invece che in una contraddizione, per
esempio nel paradosso del mentitore, “non c’è nulla di male”. Wittgenstein prevede "un tempo in cui vi saranno indagini matematiche di calcoli che contengono contraddizioni e la gente sarà fiera di essersi emancipata anche dalla coerenza";. La previsione di Wittgenstein si è avverata. Sono state studiate logiche che consentono di ammettere contraddizioni senza rendere un sistema formale inutilizzabile. Per di più, si è sostenuto,
alcune contraddizioni sono vere. L'opinione dominante sulla contraddizione viene così sottoposta a critica. Dell'agguerrito gruppo di critici contemporanei uno fra i più rappresentativi è il logico e filosofo Graham Priest. Nel modulo del secondo semestre saranno considerati e confrontati gli argomenti con cui Wittgenstein e Priest vogliono indurci a un atteggiamento diverso nei confronti delle contraddizioni.

 

TESTI ADOTTATI

 

Italiano:

 

1) M. Clark, I paradossi dalla A alla Z, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004 (capitoli indicati durante il corso). 

2) G. Priest, Che c’è di male nelle contraddizioni?, in Scenari dell’impossibile, a cura di F. Altea e F. Berto, Il Poligrafo, Padova 2007, pp. 21-44. 
3) L. Wittgenstein, Lezioni sui fondamenti della matematica, Boringhieri, Torino, 1982, dalla lezione 18 alla lezione 31. 

 

Inglese:

 

M. Clark, Paradoxes from A to Z, Routledge, London-New York, third edition 2012

G. Priest, What’So Bad About Contradictions?, in The Law of Non-Contradiction, ed. by G. Priest, JC Beall e B. Armour-Garb, O. U. P., Oxford 2004, pp. 23-38

L. Wittgenstein, Wittgenstein’s Lectures on the foundations of Mathematics, ed. By Cora Diamond, University of Chicago Press, Chicago 1989

 

 

Prerequisiti

Il corso richiede che si sia già acquisita una preparazione di base a livello di scuola secondaria di secondo grado. 

Modalità di svolgimento

Lezioni. Didattica frontale e discussione sugli argomenti trattati. Il corso è diviso in due parti corrispondenti ai due semestri. Nel primo semestre, basandosi sul libro di Clark, saranno esposti diversi paradossi. Nel secondo semestre saranno esaminate le idee di Wittgenstein e di Priest su contraddizioni e paradossi.

Modalità di frequenza

La frequenza è altamente raccomandabile.

Modalità di valutazione

Esame orale. Studentesse e studenti devono rispondere a un certo numero di domande sui testi adottati per il corso. Le domande mireranno principalmente a valutare:
1. la comprensione dei concetti rilevanti (ciò comporta la conoscenza della definizione, se il concetto è definito nel testo, e la conoscenza del ruolo che il concetto svolge nel testo);
2. comprensione delle tesi principali sostenute o comunque considerate nel testo;
3. comprensione degli argomenti avanzati a sostegno delle tesi considerate nel testo;
4. capacità critica (ciò comporta la capacità di riconoscere fallacie negli argomenti e di trovare obiezioni alle tesi considerate nel testo).
Un voto superiore a 27 sarà dato a chi raggiunge i quattro obiettivi sopra indicati.

LOGIC I 1052027 2022/2023

Programma

Concezioni contemporanee della verità.
Che cos’è la verità. Quali entità sono suscettibili di essere vere (o false)? La verità è una speciale proprietà delle entità che sono vere? E se la verità è una proprietà, che genere di proprietà? I filosofi (e in particolare i logici) si sono sempre posti tali domande. Il corso si occupa di tre diverse strategie filosofiche. Alcuni filosofi, detti sostantivisti (substantivists), pensano che la verità sia una proprietà sostanziosa (substantive), vale a dire una proprietà “importante”, “interessante”, “significativa”, “profonda”. I sostantivisti pensano che una comprensione dell’essenza della verità possa risolvere importanti problemi filosofici. Altri filosofi, deflazionisti, (deflationists), negano che la verità sia una proprietà sostanziosa e negano che abbia un’essenza. I deflazionisti si concentrano su una banale proprietà logica della parola “vero”: nel linguaggio ordinario l’enunciato risultante dall’applicazione di frasi come “… è vero” o “è vero che …” a un enunciato p è equivalente a p. I deflazionisti pensano che non vi sia ragione di aspettarsi alcuna ulteriore più profonda analisi di che cosa sia la verità. Un terzo gruppo di filosofi, pluralisti, pensano che vi sia più di una proprietà in virtù della quale enunciati di diverse aree del discorso sono veri: le verità matematiche, le verità morali e le verità fisiche non hanno una stessa proprietà di verità in comune, ma sono vere perché hanno tre diverse proprietà di verità. Considereremo le questioni discusse da deflazionisti, pluralisti e sostantivisti attraverso la lettura di articoli scritti da quattro rappresentanti delle tre concezioni: Paul Horwich e Robert Brandom (deflazionismo), Michael Lynch (pluralismo) e Gila Sher (sostantivismo).  
 

Testi adottati

1) Paul Horwich, «What is Truth?», in Truth-meaning-reality, Oxford University Press, Oxford, 2010.
2) Robert Brandom, «Expressive vs. Explanatory Deflationism About Truth», in R.Schantz (ed.), What is Truth, DeGruyter, 2002, pp. 103-119.
3) Michael P. Lynch, «Three Questions for Truth Pluralism», in Truth and Pluralism: current debates, ed. by Nikolaj J.L.L. Pedersen and Cory D. Wright, Oxford University Press, Oxford, 2013
4) Gila Sher, «In search of a substantive theory of truth», The Journal of Philosophy, CI, 1, Jan. 2004.

Bibliografia di riferimento

M. P. Lynch, J. Wyatt, J. Kim, N. Kellen (eds) The Nature of Truth, The Mit Press, Cambridge first ed. 2001, sec. ed. 2021

Prerequisiti

Il corso richiede che si sia già acquisita una preparazione corrispondente al livello del corso di laurea triennale in filosofia. 

Modalità di svolgimento

Lezioni frontali in inglese e discussioni

Modalità di frequenza

La frequenza è altamente raccomandabile

Modalità di valutazione

Oral examination. Students must answer a number of questions concerning the adopted texts. 
The questions will be especially aimed at evaluating: 
1. understanding of the relevant concepts (this involves knowledge of the definition, if the concept is defined in the text, and knowledge of the role played by the concept in the text);
2. understanding of the main theses that are advocated or considered in the text;
3. understanding of the arguments that are meant to support the theses advocated or considered in the text;
4. critical skill (this involves the ability to recognize fallacies in the arguments and to find and counter objections to the theses considered in the text).  
A final grade superior to 27 will be given to students who reach all the aforementioned goals.

LOGICA I 1023194 2022/2023

PARADOSSI E CONTRADDIZIONE 


Le contraddizioni sono considerate inaccettabili. Eppure fin dall’antichità alcuni ragionamenti apparentemente impeccabili e inattaccabili ci hanno sorpresi o messi a disagio costringendoci ad accettare contraddizioni. Tali ragionamenti, con le loro conclusioni contraddittorie, sono detti “paradossi”. Il paradosso del mentitore e il paradosso del sorite (attribuiti a Eubulide di Mileto) risalgono al quarto secolo avanti Cristo. Più recente il paradosso di Russell. Nel modulo del primo semestre si esamineranno le caratteristiche logiche, le possibili soluzioni e le implicazioni filosofiche di questi e di altri paradossi. Un’interpretazione peculiare dei paradossi è quella di chi non condivide l’atteggiamento prevalente nei confronti della contraddizione. La maggioranza dei filosofi ritiene indispensabile mettere tesi, teorie, linguaggi al sicuro dal pericolo della contraddizione. Ludwig Wittgenstein nelle sue Lezioni sui fondamenti della matematica del 1939 afferma invece che in una contraddizione, per
esempio nel paradosso del mentitore, “non c’è nulla di male”. Wittgenstein prevede "un tempo in cui vi saranno indagini matematiche di calcoli che contengono contraddizioni e la gente sarà fiera di essersi emancipata anche dalla coerenza";. La previsione di Wittgenstein si è avverata. Sono state studiate logiche che consentono di ammettere contraddizioni senza rendere un sistema formale inutilizzabile. Per di più, si è sostenuto,
alcune contraddizioni sono vere. L'opinione dominante sulla contraddizione viene così sottoposta a critica. Dell'agguerrito gruppo di critici contemporanei uno fra i più rappresentativi è il logico e filosofo Graham Priest. Nel modulo del secondo semestre saranno considerati e confrontati gli argomenti con cui Wittgenstein e Priest vogliono indurci a un atteggiamento diverso nei confronti delle contraddizioni.

 

TESTI ADOTTATI

 

Italiano:

 

1) M. Clark, I paradossi dalla A alla Z, Raffaello Cortina Editore, Milano 2004 (capitoli indicati durante il corso). 

2) G. Priest, Che c’è di male nelle contraddizioni?, in Scenari dell’impossibile, a cura di F. Altea e F. Berto, Il Poligrafo, Padova 2007, pp. 21-44. 
3) L. Wittgenstein, Lezioni sui fondamenti della matematica, Boringhieri, Torino, 1982, dalla lezione 18 alla lezione 31. 

 

Inglese:

 

M. Clark, Paradoxes from A to Z, Routledge, London-New York, third edition 2012

G. Priest, What’So Bad About Contradictions?, in The Law of Non-Contradiction, ed. by G. Priest, JC Beall e B. Armour-Garb, O. U. P., Oxford 2004, pp. 23-38

L. Wittgenstein, Wittgenstein’s Lectures on the foundations of Mathematics, ed. By Cora Diamond, University of Chicago Press, Chicago 1989

 

Prerequisiti

Il corso richiede che si sia già acquisita una preparazione di base a livello di scuola secondaria di secondo grado. 

Modalità di svolgimento

Lezioni. Didattica frontale e discussione sugli argomenti trattati. Il corso è diviso in due parti corrispondenti ai due semestri. Nel primo semestre, basandosi sul libro di Clark, saranno esposti diversi paradossi. Nel secondo semestre saranno esaminate le idee di Wittgenstein e di Priest su contraddizioni e paradossi.

Modalità di frequenza

La frequenza è altamente raccomandabile.

Modalità di valutazione

Esame orale. Studentesse e studenti devono rispondere a un certo numero di domande sui testi adottati per il corso. Le domande mireranno principalmente a valutare:
1. la comprensione dei concetti rilevanti (ciò comporta la conoscenza della definizione, se il concetto è definito nel testo, e la conoscenza del ruolo che il concetto svolge nel testo);
2. comprensione delle tesi principali sostenute o comunque considerate nel testo;
3. comprensione degli argomenti avanzati a sostegno delle tesi considerate nel testo;
4. capacità critica (ciò comporta la capacità di riconoscere fallacie negli argomenti e di trovare obiezioni alle tesi considerate nel testo).
Un voto superiore a 27 sarà dato a chi raggiunge i quattro obiettivi sopra indicati.

LOGIC I 1052027 2021/2022
LOGICA I 1023194 2021/2022
LOGIC I 1052027 2020/2021
LOGICA I 1023194 2020/2021
LOGICA I A 1023195 2020/2021
LOGICA I 1023194 2019/2020
LOGIC I 1052027 2019/2020
LOGICA I A 1023195 2019/2020
LOGICA I 1023194 2018/2019
LOGIC I 1052027 2018/2019
LOGICA I A 1023195 2018/2019
LOGIC I 1052027 2017/2018
LOGICA I 1023194 2017/2018
LOGIC I A 1052174 2017/2018
LOGICA I A 1023195 2017/2018
STORIA DELLA LOGICA I 1023273 2016/2017
LOGICA I 1023194 2016/2017
LOGIC I 1052027 2016/2017
LOGICA I A 1023195 2016/2017
LOGICA III 1023200 2016/2017

Per appuntamento da fissare per posta elettronica.

Cesare Cozzo studied philosophy at the University of Rome "La Sapienza" as an undergraduate. In 1987 he began graduate studies at the University of Florence and in 1992 he completed his first PhD thesis Teoria del significato e filosofia della logica (later published by the publishing house Clueb of Bologna) with Professors Carlo Cellucci, Marisa Dalla Chiara and Paolo Parrini as supervisors. In 1995 Cozzo received a second doctorate in theoretical philosophy at the University of Stockholm with Professor Dag Prawitz as supervisor. The Swedish dissertation Meaning and Argument (Almqvist & Wiksell, Stockholm, 1994) presents a theory of meaning centred on the notion of "immediate argumental role". From 1998 to 2001, Cesare Cozzo was research fellow, from 2001 to 2020 associate professor and in 2020 he became full professor at the University of Rome "La Sapienza". His research has been mainly focused on the relations between the philosophy of logic and mathematics and the theory of meaning. He wrote a book on the philosophy of Michael Dummett, Introduzione a Dummett (Laterza 2008), and several articles on analytic philosophy, the paradox of knowability, the epistemic conception of truth, holism, inferential compulsion, which appeared in Erkenntnis, Rivista di filosofia, Theoria, Topoi and other journals or collections of essays.